A distanza di quasi un anno dal precedente appello di Confartigianato Siracusa e Ragusa nulla è cambiato. I lavori sulla Siracusa – Gela sono sempre fermi e decine di imprese sono ancora in un drammatico limbo che soffoca le famiglie dei rispettivi lavoratori.
«Ribadiamo con forza che la vicenda dell’autostrada Siracusa-Gela deve diventare un’opportunità da cogliere per dimostrare che il tessuto economico politico e sindacale della nostra isola ha voglia di farcela – affermano Daniele La Porta e Giovanni Amarù, rispettivamente presidenti di Confartigianato Siracusa e Ragusa – ma soprattutto deve essere la politica ad assumersi le proprie responsabilità al di là degli schieramenti politici. L’importante asse viario si presenta con le principali opere concluse, conclusa la galleria, concluso il primo viadotto, iniziato il secondo viadotto, conclusi gli scavi e i rilevati. Siamo al cospetto dunque di un’opera che ha veramente bisogno di poco per essere definitivamente realizzata, ma la cui battuta d’arresto ha provocato il dramma delle imprese fornitrici, piccole e medie aziende del territorio, grazie alle quali l’autostrada si trova in questo avanzato stato di sviluppo».
Proprio nei giorni scorsi Confartigianato ha mobilitato migliaia di imprese da tutta Italia per la manifestazione “Quelli del Si” a Milano per dire al Governo e alle istituzioni che il futuro non si ferma, che indietro non si torna, che bisogna ascoltare la voce delle imprese e servono politiche a sostegno del mondo produttivo rappresentato per il 98% da artigiani, micro e piccoli imprenditori. Perché lo sviluppo delle imprese è lo sviluppo del Paese.
«La politica deve riuscire a trovare quello spirito che ha fatto grande l’Italia del dopoguerra e che ha nel tempo abbandonato – aggiungono La Porta e Amarù – la politica deve ricostruire l’Italia e la Sicilia, partendo da questa autostrada che sarà la prova della volontà e della capacità della classe dirigente di essere tale. Il committente ha depositato un concordato – ricordano i dirigenti di Confartigianato – dunque è palese la condizione di crisi aziendale rispetto alla quale non si può procedere solo con la fredda burocrazia della carta bollata, ma con la consapevolezza che decine e decine di imprese e famiglie delle nostre province corrono il rischio di fare un salto nel buio più profondo. Come abbiamo fatto un anno fa, chiediamo alla politica che questo non accada, di trovare al contrario il sistema per consentire un’immediata ripresa dei lavori e chiediamo a tutti di modificare non solo il proprio pensiero, ma anche i termini con cui raccontiamo la nostra Sicilia: questa è una storia difficile ma tutti insieme dobbiamo riuscire a farcela non pensando che il problema sia sempre di un altro ma facendoci tutti carico della responsabilità di trovare una giusta via di uscita».